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02/02/2023 12:08
È partito l’iter del ricorso al Tar presentato da alcuni consiglieri di minoranza in merito al caso dimissioni del comune di Vigevano. Il ricorso si riferisce alle conseguenze dei fatti del 30 novembre scorso, quando all’ufficio protocollo vennero presentate 13 lettere di dimissioni di consiglieri comunali, tante quante sarebbero bastate per far cadere sindaco, giunta e consiglio comunale. Il prefetto, però, non considerò valida la tredicesima lettera di dimissioni, perché non depositata in originale e perché il diretto interessato, il consigliere Capelli, aveva in più maniere dimostrato di avere cambiato idea. Di conseguenza, dalla prefettura si decise di annullare tutto e non commissariare il comune, mantenendo sindaco, giunta e consiglio. È bene precisare che il ricorso, notificato nelle scorse ore a quattro consiglieri di maggioranza, non è contro il comune ma contro il prefetto, o meglio contro la sua decisione di non commissariare il comune. Dai promotori del ricorso, al momento, non trapela nulla sui contenuti delle contestazioni. Ci sono due aspetti, però, che furono da subito rimarcati dalle minoranze. Innanzitutto l’allora prefetto di Pavia, Paola Mannella, aveva dichiarato, in una nota ufficiale del primo dicembre, di aver ricevuto dal comune una relazione dal cui “tenore” emergeva che la tredicesima lettera di dimissioni era stata depositata ma non protocollata, quindi non registrata agli atti. Una circostanza in contraddizione con quanto affermato in seguito dalla dirigente del comune di Vigevano, Daniela Sacchi, che in un altro documento ufficiale inviato il 12 dicembre in risposta a una richiesta del consigliere Furio Suvilla sosteneva invece di aver regolarmente protocollato anche la tredicesima lettera, seppur con una registrazione separata rispetto alle altre dodici e utilizzando una copia della lettera originale. L’altro aspetto da subito contestato è la formulazione con cui il prefetto indicava la “manifesta volontà” dimostrata dal consigliere Capelli di recedere dalle dimissioni. Si faceva riferimento alla pec inviata nottetempo da Capelli in cui si invitava l’ufficio protocollo a non ricevere alcun documento che lo riguardasse. Una procedura che, secondo alcuni pareri legali, non era sufficiente ad annullare una lettera di dimissioni irrevocabili firmata davanti a un notaio. Il prefetto, d’altronde, aveva rimarcato il fatto che Capelli aveva manifestato la volontà che quella lettera non venisse consegnata in comune. Insomma un grande garbuglio, su cui a questo punto dovrà essere la giustizia amministrativa a dare l’ultima parola. I consiglieri di minoranza promotori del ricorso hanno annunciato che a breve illustreranno pubblicamente nel dettaglio le contestazioni mosse alla prefettura.